Su Nuraxi resiste alla crisi

Il monumento patrimonio dell’Unesco è il pezzo forte per i turisti in arrivo in Marmilla. Nei primi mesi dell’anno è in aumento il numero dei visitatori stranieri.

Sono tanti i turisti che continuano a visitare il villaggio archeologico del nuraghe Su Nuraxi, il Polo museale di Casa Zapata col rispettivo Nuraxi ‘e Cresia, e le mostre del Centro culturale Giovanni Lilliu, nonostante la crisi economica. Anzi, nei primi cinque mesi dell’anno, c’è stata una tenuta generale di presenze, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno in cui già si registrano oltre 30 mila biglietti staccati nelle tre strutture. Un risultato confortante per la Fondazione Barumini Sistema Cultura che gestisce ormai da anni i monumenti archeologici, storici e culturali del paese della Marmilla.

Attualmente, un biglietto cumulativo costa 10 euro e prevede visite guidate e spiegazioni in varie lingue straniere, con sconti per ragazzi, scolaresche e pensionati. «Abbiamo rilevato che c’è stato un aumento del turismo culturale estero, in particolare proveniente da Germania, Francia, Svizzera, ma anche da Giappone e Stati Uniti. Sino all’anno scorso, gli stranieri erano in uguale numero degli italiani, mentre quest’anno il rapporto è salita al 60 per cento», rileva il sindaco Emanuele Lilliu. Dati importanti che vanno in contro tendenza rispetto ad altre località turistiche sia della Sardegna sia della Penisola, che fanno ben sperare per l’imminente stagione estiva in cui di solito si registra il boom di presenze sia a luglio sia ad agosto, ma da circa tre anni anche nel mese di settembre, periodo con prezzi inferiori per i numerosi turisti autunnali.

Di fatto, è la conferma che, il turismo culturale è sempre un’attrattiva importante per l’Isola famosa nel mondo anche per il mare cristallino. E il nuraghe Su Nuraxi Patrimonio mondiale dell’Umanità dal 1997, unico sito Unesco della Sardegna, è diventato una mèta irrinunciabile per decine di migliaia di turisti. Con evidenti benefici economici e occupazionali per l’intera comunità.

Fonte: Carlo Fadda, Unione Sarda